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Ricerca RBS: cresce il business delle Smart cities. In Italia Firenze, Milano, Bologna e Roma Capitale le più Smart

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Cresce il business delle Smart cities nel mondo: 873,7 miliardi di dollari entro il 2026.

In Italia Firenze, Milano, Bologna e Roma Capitale le più smart

· Lo studio, realizzato in collaborazione con Legambiente e TSCAI, riconferma il nord e centro Italia come le aree più virtuose in termini di ecosostenibilità, mobilità sostenibile e progetti di riduzione dell’impatto ambientale;

· Nessuna delle 102 città analizzate da Legambiente nel report Mal’Aria (2022), rientra nei parametri fissati dall’OMS, nemmeno le città più smart;

· Entro il 2026 si stima che il mercato globale delle Smart cities raggiunga gli 873,7 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuale composta (CAGR) del 13,8% per il periodo previsto;

· Il mercato globale degli smart buildings crescerà del 150% entro il 2026, raggiungendo i 115 milioni di unità rispetto ai 45 milioni presenti oggi a livello globale;

· Il Covid e la guerra hanno dimostrato l’importanza si sviluppare una nuova cultura della prevenzione climatica, nonché il raggiungimento di una maturità digitale al fine di colmare i gap ancora presenti;

· Entro il 2030 ed il 2050 l’UE intende alzare al 50-55% il taglio di emissioni di gas serra e definire una legge Europea per la neutralità climatica;

· Secondo il report ICity Rank 2021 – Smart Cities Italia di FORUM PA, le città più avviate verso una Transizione Verde e Digitale sono Firenze, Milano, Bologna, Roma Capitale. Le aree del Mezzogiorno occupano ancora le posizioni più basse.

Rome Business School, parte di Planeta Formación y Universidades creato nel 2003 da De Agostini e dal Gruppo Planeta, ha pubblicato lo studio: “Smart cities e qualità dell’aria. I centri urbani italiani tra crescita sostenibile e buone pratiche di mobilità”. A curarlo: Francesco Amendola, Program Director dello Specialized Master in Data Science e dell’Executive Master in Data Science di Rome Business School, Raffaele Gareri, Co-fondatore di TSCAI (The Smart City Association), Mattia Lolli, Responsabile Volontariato presso Legambiente Onlus e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca di RBS. Lo studio fa luce su come la pandemia e l’attuale guerra in Ucraina, abbiano accelerato la necessità di implementare le città con soluzioni ecologiche e tecnologiche al fine di mitigare l’inquinamento atmosferico e favorire un’economia sostenibile. È fondamentale per l’Italia avvalersi del supporto proveniente dai finanziamenti europei previsti dal programma Next Generation EU destinati alla ripartenza post-Covid, per proiettare le proprie città verso una pianificazione urbanistica intelligente e sostenibile che non lasci indietro i territori e le fasce sociali più vulnerabili.

Smart cities italiane: un’analisi per città

La ricerca analizza come l’Italia sia ancora poco green dal punto di vista della qualità dell’aria: secondo le ultime valutazioni annuali dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA 2022) l’Italia deve diminuire drasticamente i livelli di PM10, PM2.5 e il biossido di azoto (NO2) e compiere passi concreti verso una Transizione Ecologica e Smart dei centri urbani, in particolare modo attraverso interventi effettivi sulla mobilità sostenibile e l’uso dello spazio pubblico.

I dati del report ICity Rank 2021 – Smart Cities in Italia di FPA vedono un’Italia divisa in due: le città del nord e centro del Paese si impegnano a portare avanti la prospettiva green dell’UE che mira a rigenerare gli spazi pubblici e far fronte alla crisi climatica; le regioni del sud continuano ad avere un andamento lento nelle performance ambientali quali inquinamento atmosferico, perdite idriche, mobilità, trasporti pubblici, raccolta differenziata, ed evidenziano un netto ritardo nella trasformazione digitale. In cima alla graduatoria delle 107 città smart più avviate troviamo Firenze, Milano, Bologna e Roma Capitale. Ciò nonostante, i livelli di Polveri sottili e di Biossido di azoto delle 102 città analizzate da Legambiente nel report Mal’Aria (2022), per le quali è disponibile il dato, nessuna al momento rientra nei parametri fissati dall’OMS, nemmeno le città più smart. I livelli sono particolarmente preoccupanti nelle zone di Cremona e Venezia, che dovranno ridurre le concentrazioni del 79%, Milano del 74%, Roma 70%, Ferrara 69%, Bologna 66%, per rientrare nei limiti.

Il Nord e centro Italia si riconfermano i territori maggiormente avanzati in progetti green. A dimostrarlo in primis la città di Milano, che nella classificata globale delle città intelligenti (IMD Smart City Index) si posiziona al 22° posto, insieme a Bologna (18°) e Roma (77°); il capoluogo lombardo resta uno degli esempi più dinamici e proiettati verso il futuro del nostro Paese: continua la realizzazione di nuovi chilometri di piste ciclabili, il miglioramento del trasporto pubblico e del verde urbano. Quest’ultimo in particolare, è fattore chiave nel contenimento dell’inquinamento atmosferico dei centri urbani: il posizionamento strategico degli alberi nelle aree urbane può raffreddare l’aria fino a 8°C, riducendo le esigenze di condizionamento dell’aria del 30%.

Spiccano tra tutte città come Bergamo e Genova, che nella graduatoria complessiva delle smart cities in Italia (ICity Rank 2021) si posizionano rispettivamente al 4° e 15° posto, sempre più attente negli anni alla trasformazione verde e alla realizzazione di progetti innovativi volti alla tutela delle api.

La città metropolitana di Roma Capitale, al 4° posto a pari merito con le città di Modena e Bergamo, offre invece diverse iniziative green tramite progetti startup come per esempio Fondazione Palugica, che sfrutta le biotecnologie per la difesa del decoro urbano e la riqualifica del territorio, con interventi nelle zone più importanti della capitale come il Colosseo, Circo Massimo, Aventino.

La Regione Emilia Romagna è la più virtuosa in tutta Italia nell’ambito della raccolta differenziata. Con il Piano Regionale dei Rifiuti 2022-2027, la regione si pone l’ambizioso obiettivo di raggiungere l’80% per la raccolta differenziata ed il 66% per il riciclaggio dei rifiuti, e di ridurre il rifiuto urbano pro capite a 120kg per abitante l’anno entro il 2027, così da poter mitigare i danni delle emissioni gas serra dalle discariche, pari al 10% delle emissioni globali.

Il cittadino e le comunità al centro della rivoluzione digitale

La recente pandemia ha messo in atto una vera e propria rivoluzione digitale, dimostrando come anche le persone meno avvezze alla tecnologia possano essere positivamente stimolate da nuove forme di engagement, attraverso l’utilizzo di app, chatbot, realtà virtuali. Ciò nonostante, molti sono stati i progetti pilota e le sperimentazioni digitali adottate che non si sono trasformati in servizi ordinari per i cittadini. Tra i motivi: si è trattato di soluzioni verticali su un ambito specifico con scarsi livelli di interoperabilità con gli altri mondi applicativi; legame labile tra singolo progetto e strategia territoriale (es. comunicazione, governo del dato). Se è vero che l’indice DESI 2021 (Digital Economy and Society Index) mostra un’Italia in forte crescita che recupera posizioni e sale dal 25° posto al 20° posto nell’arco di un anno, dall’altra, alla voce “Capitale umano”, quindi competenze digitali: l’Italia ha un punteggio di 35,1 contro una media UE di 47,1 che la pone al 25° posto (è il dato peggiore per l’Italia sull’indice). Alla luce dei dati Raffaele Gareri, tra gli autori dello studio, afferma: “Mai come in questo periodo vi è una diffusa convinzione che occorra tutti insieme convergere su un obbiettivo comune, con risposte differenziate per ciascuna comunità ma all’interno di un programma nazionale ed europeo che veda nella trasformazione digitale dei processi della nostra vita un passaggio essenziale per ridisegnare i nuovi equilibri delle comunità ed i nuovi modelli di sviluppo per le nostre imprese.”

I nuovi trend in Italia e nel mondo

Le Smart cities e la trasformazione digitale nei servizi delle città sono oramai fenomeno globale. Tra i principali trend in forte crescita troviamo: l’adozione e il perfezionamento di varie forme di partenariato pubblico-privato per velocizzare la diffusione di servizi innovativi che trasformino la vita nelle comunità urbane (tra le città più virtuose ci sono Copenaghen e Amsterdam); l’open innovation promossa da enti governativi, in Italia ad esempio il Mise sostiene lo sviluppo delle “Case dalle Tecnologie Emergenti” attraverso i progetti approvati e cofinanziati di Matera, Torino, Roma, Bari, Prato e L’Aquila per facilitare l’integrazione tra università, istituzioni, startup e player industriali; data governance e policies data-driven, in questo apripista in Italia il Comune di Trento, che per gestire al meglio


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