Cina e Taiwan e il mercato dei Microchip
Cina e Taiwan e il mercato dei microchip
A partire dal 2022 il mondo è stato caratterizzato da cambiamento climatico e tensioni economiche e geopolitiche non indifferenti. Tra l’inasprirsi della crisi economica iniziata dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19, la guerra scoppiata tra Russia e Ucraina che ha e il conseguente picco del prezzo del gas sembra che il il mondo si avvii verso una fase di cambiamento radicale.
Oltre a questo sembra anche che nell’ultimo mese sia peggiorata ancora di più l’inamicizia ormai storica tra Cina e Taiwan.
Al centro del dibattito ovviamente ci sono come sempre questioni di natura economica e questa volta si parla della crisi dei microchip e di un mercato che vale 555,9 miliardi di dollari.
Cosa sono i microchip e chi sono i principali protagonisti del mercato?
I microchip, detti anche microprocessori, sono componenti piccolissime che hanno lo scopo di far illuminare lo schermo di qualsiasi oggetto elettronico. Si trovano quindi negli smartphone, nei computer, nei ripetitori wifi, nelle telecamere, nei frigoriferi, nei forni, negli aeroplani, nelle auto, etc… Insomma, si trovano dappertutto.
Negli ultimi decenni, c’è stato uno sviluppo tecnologico molto veloce e i prodotti per l’elettronica sono diventati elementi essenziali nel funzionamento della nostra società e anche nella nostra vita privata. Infatti oggi l’industria dei microchip è arrivata addirittura a valere 500 miliardi.
Negli ultimi anni c’è stato un picco incredibile della domanda di microchip che però non è stato soddisfatto dall’offerta. I semiconduttori necessari per creare i microchip sono ormai impossibili da trovare e potenze globali come Cina, Taiwan e USA stanno lottando per ottenere il controllo del mercato.
Attualmente la prima azienda produttrice è Tmsc, un’azienda con sede a Taipei, Taiwan che detiene da sola il 28% del mercato globale di microprocessori.
A seguire Corea del Sud, Stati Uniti e Cina.
La Cina minaccia di invadere Taiwan
Come menzionato qui sopra, le più grandi potenze mondiali stanno cercando di ottenere il monopolio nell’industria dei microchip.
Negli ultimi anni, il rapporto tra Stati Uniti e Cina si è stato caratterizzato da continue minacce e blocchi. Oggi la situazione sembra essere peggiorata ulteriormente.
A inizio agosto infatti la speaker della camera dei rappresentanti Nancy Pelosi ha fatto visita al fondatore di Tmsc a Taipei, e questo non è piaciuto a Xi Jinping che si è sentito minacciato.
Biden ha infatti firmato il Chips for America Act che fornisce incentivi per la ricerca e lo sviluppo di semiconduttori e chip sul territorio statunitense. Questo decreto porta gli USA in una posizione di vantaggio rispetto alla Cina nella produzione di semiconduttori e microprocessori.
La Cina infatti è ancora obbligata a importare microchip da Taiwan e questo la rende dipendente dall’isola.
Si sa, Pechino da sempre rivendica il possesso dello stato di Taiwan e non accetta che l’isola intrattenga rapporti di alcun tipo, né commerciali né politici con l’occidente, men che meno con gli Stati Uniti.
Questi ultimi avvenimenti e con le tensioni politiche che stanno crescendo nel mondo, la Cina percepisce Taiwan come una minaccia. Per questo il governo di Pechino ha avviato delle esercitazioni militari: nelle ultime settimane sono addirittura arrivate notizie della presenza di navi e aerei militari cinesi vicino al territorio di Taiwan.
Sembra proprio che la Cina si stia preparando ad una possibile invasione del territorio taiwanese.
Se veramente iniziasse una guerra, questa influenzerebbe non solo i territori asiatici ma tutto il mondo e gli equilibri politici ed economici che conosciamo oggi non esisterebbero più.
Fonte: https://internet-casa.com/news/cina-taiwan-e-la-guerra-dei-microprocessori/
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