Ricerca Rome Business School: L’Italia è il quarto paese al mondo per beni contraffatti, aumento dei sequestri del 150% rispetto al 2021
L’Italia è il quarto paese al mondo per beni contraffatti, aumento dei sequestri del 150% rispetto al 2021
· Nella prima metà del 2022 sono stati intercettati in Italia oltre 3 milioni di articoli contraffatti, un incremento di oltre il 150% rispetto ai primi 6 mesi del 2021;
· Arte: ogni giorno in Italia vengono vendute 4 opere contraffatte, il 45% dell’arte in circolazione è un falso;
· Cosmetici: l’industria dei cosmetici italiana è in crescita (+9,9% rispetto al 2021), ma registra 935milioni di euro di perdite ogni anno per prodotti contraffatti, il 21% della popolazione italiana ha acquistato almeno una volta un cosmetico falso nel 2022;
· A livello europeo, si stima che il 56% dei sequestri delle merci contraffatte provenga da vendite nel web;
· Il 27% dei giovani italiani ammette di aver comprato online un prodotto falso negli ultimi 12 mesi, e il 24% di aver usufruito di un servizio pirata online;
· I prodotti contraffatti più acquistati in Europa sono vestiti e accessori (17%), seguiti da calzature (14%), dispositivi elettronici (13%) e prodotti per l’igiene, cosmetici, cura della persona e profumi (12%);
· Per contrastare il fenomeno della contraffazione servono più strumenti come tecnologia blockchain, codici a barre, identificazione a radiofrequenza, tag scansionabili, banca dati open source e studiarne la gestione per poter reintrodurre le merci sul mercato in una logica di economia circolare.
Roma, 13 dicembre 2022. Rome Business School, parte di Planeta Formación y Universidades, un network internazionale creato nel 2003 da De Agostini e dal Gruppo Planeta, ha pubblicato la ricerca “La seconda vita dei beni contraffatti in Italia. Casi studio dal mondo dell’arte e della moda”, a cura di Giuliana Baldo Chiaron, Program Director dell’International Master in Fashion and Luxury Management di Rome Business School, Michela Bonafoni, Program Director dell’Executive Master in Gestione della Moda e del Lusso, Giosuè Prezioso, Docente dell’International Master in Arts and Culture Management e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca di Rome Business School.
Lo studio analizza il fenomeno della contraffazione, un pericolo crescente non solo per i consumatori, ma per le aziende e l’intera economia mondiale, con un giro d’affari di 412 miliardi di euro già nel 2019, corrispondenti al 2,5% del commercio mondiale. Oggi l’Italia è il quarto paese al mondo per beni contraffatti, in particolare la contraffazione nei settori moda, cosmetici e arte, genera perdite per l’Italia di quasi 4 milioni di euro (Guardia di Finanza, 2022). Gli autori della ricerca analizzano i movimenti della contraffazione a livello mondiale, i danni al Made in Italy, il ruolo dei social media come amplificatori, e propongono soluzioni per contrastare le conseguenze di questo reato come un uso più ampio e sistematizzato di blockchain e banca dati open source.
Il giro d’affari della contraffazione in Italia
L’Italia è il quarto Paese più colpito al mondo dalla contraffazione dopo Stati Uniti, Francia e Germania, per un ammontare totale delle perdite pari a circa 225 milioni di euro. Tutto ciò ha gravi conseguenze sul lavoro: secondo la Camera di Commercio Internazionale, per l’anno in corso, si prevede che a livello mondiale i posti di lavoro messi a rischio dal mercato grigio ammontino a 5,4 milioni.
Stando al dato aggregato dei sequestri effettuati dall’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli di Stato e della Guardia di Finanza, si evidenzia che dal 2008 al 2021 in Italia si sono registrati 208 mila sequestri con 617 milioni di articoli contraffatti, per un valore economico stimato di oltre 5,9 miliardi di euro sottratti al circuito illegale (senza considerare le loro operazioni congiunte ed escludendo i prodotti alimentari, le bevande alcoliche, i medicinali e i tabacchi). Più recentemente, la Guardia di Finanza ha rivelato che nella prima metà del 2022 sono stati intercettati nei porti e aeroporti italiani oltre 3 milioni di articoli irregolari, con un incremento di oltre il 150% rispetto ai primi 6 mesi del 2021. Le merci, immesse nel mercato, avrebbero generato un valore totale di quasi quattro milioni di euro.
I giovani e il mercato della contraffazione: tra acquisti online e pirateria
A giugno 2022 l’EUIPO ha condotto uno studio volto a indagare le abitudini dei giovani nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni in relazione all’uso di prodotti contraffatti e pirati. Dall’analisi emerge che: il 37% dei giovani intervistati dichiara di aver comprato tramite un canale di e-commerce almeno un prodotto falso negli ultimi 12 mesi (contro il 14% del 2021); e che 1 ogni 5 giovani europei ha usufruito di servizi pirati online negli ultimi mesi precedenti, nello specifico film (61%), serie tv (52%), musica (36%), software e eventi sportivi in diretta (entrambi al 35%).
Ogni anno, le forze di polizia di tutta Europa nel corso dell’annuale operazione Aphrodite sequestrano milioni di prodotti irregolari (Guardia di Finanza, 2021). Vestiti e accessori rimangono al primo posto (17%), seguiti da calzature (14%), dispositivi elettronici (13%) e prodotti per l’igiene, cosmetici, cura della persona e profumi (12%). Talvolta gli acquirenti non lo fanno intenzionalmente ma vengono indotti in errore date le difficoltà nel distinguere i prodotti autentici dai contraffatti, in particolare nell’online dove si può incappare in prodotti contraffatti con maggiore facilità. Michela Bonafoni, una delle autrici della ricerca, ricorda che “i social aumentano il desiderio delle giovani generazioni di stare al passo con i trend, e sono spinti ad acquistare prodotti fake per l’aumento dei prezzi degli originali e dall’estrema raggiungibilità dei prodotti falsi online”.
Focus: la contraffazione e l’industria della cosmetica
Per quanto concerne l’Italia l’impatto della contraffazione di cosmetici è dell’11,9%, pari a 935 milioni di euro di mancate vendite ogni anno. Nonostante ciò, il settore cosmetico è in forte crescita. Secondo Confindustria, nel 2021 i cosmetici italiani hanno registrato un fatturato complessivo di 11 miliardi e 810 milioni di euro, superando del 9,9% quello del 2020, con un 59% di produzione destinata al mercato interno mentre il 41% della stessa alle esportazioni con un focus maggiore su Germania, Stati Uniti e Francia.
In Italia, la spesa complessiva per l’acquisto di cosmetici negli ultimi dieci anni è passata da 10 miliardi e 448 milioni a 10 miliardi e 640 milioni mentre, nell’online, si è passati dai 27 milioni di spesa del 2011 agli 871 del 2021. Tuttavia, aumentano i cosmetici contraffatti che vengono comprati consapevolmente: secondo uno studio del Ministero delle Infrastrutture e del Made in Italy (ex Ministero dello Sviluppo Economico, MISE), il 21% della popolazione italiana ha acquistato almeno una volta un cosmetico falso e il 12,9% lo ha fatto intenzionalmente. In gran parte, questi prodotti vengono acquisiti online: un rapporto dell’OCSE e l’EUIPO (2022) che analizza il periodo 2017-2019, evidenzia come a livello europeo il 56% dei sequestri delle merci contraffatte arrivi dalle vendite web e in particolare tramite e-commerce.
Nel 2021 sono stati 120,000 i prodotti della cosmetica sequestrati dalla Agenzia delle Dogane e dalla Guardia di Finanza in Italia, numeri che aumentano se consideriamo che nei primi sei mesi del 2022 i prodotti sequestrati dalla sola Guardia di Finanza ammontano a 105.280, portando la percentuale ad un aumento pari all’83,8% nello stesso periodo del 2021. Secondo il MISE, nel 2021 è stata Lodi la provincia in cui è stato rinvenuto il maggior numero di cosmetici contraffatti con un totale di 50.218 di articoli sequestrati, pari al 41.8% del totale. Seguono Roma (23.090), Napoli (17.609) e Trieste (11.097).
Si posizionano per primi i prodotti per il viso, seguiti da creme antirughe e antiage, tutti articoli di cui è chiave conoscere provenienza e ingredienti perché potrebbero potenzialmente nuocere la salute. Nonostante ciò, un rapporto del MISE (ottobre 2022), rileva che soltanto il 15,1% degli italiani si preoccupa della propria sicurezza quando acquista un cosmetico e il 10,1% della sostenibilità. Parlando di generazioni, i Millenial si interessano di più alla sostenibilità (15,7%) rispetto agli over 65 (5,1%).
Quali strumenti per contrastare la contraffazione e dare una seconda vita alle merci?
Cosa fare delle migliaia i beni contraffatti sequestrati ogni anno? Valerio Mancini, tra gli autori della ricerca, afferma che bisognerebbe “reintrodurre le merci sul mercato una volta confermato che non pongono nessun rischio per le persone. Questo in un’ottica di sostenibilità e di economia circolare, soprattutto considerando la scarsità delle materie prime. La pratica della distruzione, oggi più che mai è altamente dannosa per l’ambiente”. Aggiunge inoltre che si potrebbe usarne le parti non riciclabili per la creazione di combustibili di fonte alternativa, come proposto da numerose realtà e startup, come “Ri-Circola”.
In merito alle opere d’arte, un’alternativa per rimetterle in circolazione è metterle all’asta, venderle o destinarle a finalità sociali, come succede con i beni sequestrati alla mafia e che potrebbe verosimilmente accadere con i beni che attualmente sono congelati agli oligarchi russi. Sicuramente però, ci sono opere che non possono semplicemente avere una seconda vita nel mercato, perché appartengono alla storia dell’umanità. In questo caso, vale la pena mettere in luce esempi virtuosi come il “Museo dell’Arte Salvata” una sezione del Museo Nazionale Romano che accoglie opere d’arte trafugate, disperse, vendute o esportate illegalmente. Questa recente iniziativa (il museo ha aperto appena a giugno 2022) è stata ispirata dalle migliaia di lotti di arte contraffatti ricuperati dalla Guardia di Finanza ogni anno (34 mila solo nel 2021), tra cui i 58 lotti di un valore di 19 milioni di euro che sono stati riconsegnati all’Italia dal Metropolitan Museum di New York a settembre 2022.
Per Valerio Mancini, un’ulteriore ipotesi al vaglio per la protezione delle merci è l’istituzione di un osservatorio scientifico di monitoraggio, con una banca dati direttamente o indirettamente condivisa da gestori dei marketplace, aziende proprietarie dei marchi, operatori postali, forze dell’ordine e altre autorità pubbliche. Infine, l’idea di tavoli di collaborazione con le aziende di moda e lusso per arginare il fenomeno costituisce un’azione meritoria e della quale potrebbero beneficiare aziende, consumatori, in definitiva l’intero mercato.
“Codici a barre, identificazione a radiofrequenza, tag scansionabili e tecnologia blockchain, sono solo alcuni esempi di applicazioni che hanno l’obiettivo di proteggere e salvaguardare i marchi e i consumatori finali. Bisogna fare uso della tecnologia per far fronte alla contraffazione, proponendo soluzioni efficaci e di portata internazionale per proteggere i consumatori, i venditori e l’economia mondiale”, afferma Mancini.
Sulla Rome Business School:
Rome Business School è una Business School con base a Roma ma operante su scala globale. Offre programmi di Master, MBA e formazione Executive. La qualità dei Master è riconosciuta nelle classifiche internazionali di Eduniversal 2021 e accreditata a livello nazionale da ASFOR. Rome Business School ha ottenuto anche l’EOCCS (EFMD Online Course Certification System), certificazione che attesta la qualità della formazione digitale offerta rilasciata da EFMD, l’Istituto di accreditamento più autorevole in Europa.
Rome Business School accoglie ogni anno centinaia di studenti, professionisti, imprenditori ed aziende di oltre 100 nazionalità che sono guidati verso l’acquisizione di una preparazione d’eccellenza grazie a modelli aperti, flessibili e funzionali adatti a qualsiasi livello professionale. Nel suo impegno per la crescita degli studenti Rome Business School ha gestito, nel corso del 2021, oltre 3.285 offerte di lavoro grazie alle sue oltre 300 aziende partner. Lo sviluppo del “Career Services” durante l’anno ha permesso alla RBS di ottenere un tasso di collocamento professionale del 98% per i suoi studenti.
Rome Business School è membro di Planeta Formación y Universidades, un network internazionale creato nel 2003 da De Agostini e dal gruppo Planeta, il quale incarna il forte impegno delle due compagnie nella formazione universitaria e manageriale. Planeta Formación y Universidades, la divisione didattica del Grupo Planeta, rappresenta l’impegno del gruppo nella formazione universitaria e professionale. Può contare su una rete internazionale di 22 istituzioni educative in Spagna, Francia, Francia, Italia, Colombia, Nord Africa e Stati Uniti. Ogni anno, più di 100.000 studenti di 114 nazionalità diverse vengono formati nelle sue scuole di business, università, scuole specialistiche e centri di formazione professionale attraverso più di 500 programmi. Professionisti a tutti i livelli di istruzione superiore sono formati presso le sue istituzioni in corsi in presenza, a distanza o misti, in stretta collaborazione con le imprese.
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