Barbarisi: “Altro che ‘Recovery Fund’, i soldi per lo sviluppo delle imprese del nostro Paese ci sono”
Barbarisi: “Altro che ‘Recovery Fund’, i soldi per lo sviluppo delle imprese del nostro Paese ci sono”
Giancarlo Barbarisi, consulente in finanza d’impresa, fa il punto sulla situazione dei finanziamenti alle imprese tramite i bandi pubblici, ponendo alcuni interessanti interrogativi
I soldi per sostenere e ristorare le imprese italiane ci sono, e ce ne sono anche tanti. Ad affermarlo è Giancarlo Barbarisi, consulente in finanza d’impresa che da venti anni si occupa di finanziamenti per le imprese.
“Altro che ‘Recovery Fund’, i soldi per lo sviluppo delle imprese del nostro Paese ci sono. Sono quelli dei finanziamenti europei destinati alle imprese, ma che l’Italia non sfrutta perché le Amministrazioni o non li mettono completamente a disposizione degli imprenditori, oppure perché non pubblicizzano adeguatamente tali bandi”.
Lei sostiene, dunque, che molti bandi vengono realizzati con poco denaro, ci spieghi meglio.
Nel mese di aprile 2020, in piena emergenza Covid, il Presidente della regione Lazio Zingaretti ha aperto un bando chiamato “Pronto cassa”. L’obiettivo era dare 10.000 euro di liquidità alle imprese colpite dall’emergenza, con uno stanziamento di 50 milioni di euro. Una somma che, in altre condizioni, poteva essere considerata molto generosa ma che, in piena emergenza, è sembrata del tutto insufficiente rispetto alle necessità delle imprese della regione. Infatti, pochissimi giorni dopo aver aperto il bando sul sito di Lazio Innova, sono pervenute circa 40.000 domande di finanziamento e Zingaretti è stato costretto ad aumentare il plafond iniziale di ben 400 milioni di euro, al fine di soddisfare l’eccessivo numero di richieste. Perché non si è pensato prima a dotare il bando di una somma adeguata, se c’era la disponibilità dei fondi? Viene da chiedersi se sia stato un errore previsionale oppure una vera e propria volontà politica. Del resto, non era difficile immaginare che, in piena emergenza, Lazio Innova sarebbe stata travolta dalle domande di finanziamento per il Pronto Cassa. La stessa cosa avviene per i bandi gestiti a livello nazionale. Spesso, infatti, le dotazioni finanziarie risultano insufficienti rispetto alle esigenze delle imprese.
È quello che è accaduto, per esempio, con “IMPRESA SICURA”, il bando di INVITALIA rivolto alle imprese che volevano chiedere un rimborso per le spese sostenute per l’acquisto dei DPI finalizzati al contrasto del Covid, che è stato dotato di appena 50 milioni di euro a livello nazionale. Inutile specificare che i 50 milioni di euro sono finiti in un batter d’occhio e che tantissime imprese sono rimaste a secco. Si potrebbe proseguire con tantissimi altri bandi sia di portata nazionale sia regionale, e la domanda è sempre la stessa: perché questi soldi non vengono messi a disposizione degli imprenditori e delle loro imprese?
Quindi per lei i soldi per le imprese ci sarebbero anche in questo periodo storico?
Capisco che certe affermazioni in un momento di crisi economica come quello che sta attraversando il Paese siano difficili da credere, ma sono abituato a parlare per dati di fatto e numeri. Per il periodo 2014-2020 il nostro Paese ha ricevuto dalla Unione Europea circa 75 miliardi di euro destinati alla crescita e allo sviluppo. Si tratta dei finanziamenti già stanziati e che fanno parte della cosiddetta ‘agenda 2014-2020’, ossia soldi che l’UE ha dato all’Italia e a tutti gli altri Paesi nell’ambito dei programmi di sviluppo dell’Europa, e che chiuderà il prossimo 31 dicembre 2020. Sui circa 75 miliardi di euro ricevuti, di fatto, in sette anni l’Italia è riuscita a impegnarne solamente una ventina.
Perché gli imprenditori non riescono ad accedere o non fanno richiesta per ottenere questi fondi europei?
È molto semplice: non lo fanno perché non lo sanno. E, se lo sanno, hanno delle informazioni sommarie che non consentono loro di inviare le domande correttamente o di comprendere i reali benefici del finanziamento per la loro attività. A tutto ciò aggiungiamo anche un altro fatto; la stragrande maggioranza di commercialisti e consulenti d’impresa a vario titolo, non sanno come funzionano questi bandi e la frittata è fatta! Ogni volta che organizzo un convegno informativo con degli imprenditori e chiedo loro se conoscono le opportunità offerte dai finanziamenti europei per le loro imprese, alza la mano solo il 10% dei presenti! Quando poi approfondisco la questione e chiedo a quel 10% che cosa deve fare per ottenere questi finanziamenti, la risposta è sempre la stessa: silenzio assoluto! E questo mi capita in tutta Italia e per settori diversi.
Secondo lei, sarebbe opportuno che queste informazioni venissero divulgate dalla televisione?
Assolutamente sì. Queste sono informazioni vitali per il nostro Paese e dovrebbero essere diffuse, ogni sera, nei telegiornali, nei vari talk show o con degli spot creati ad hoc. Andrebbe fatto perché rientrano nelle operazioni di comunicazione di servizio e di pubblica utilità. Perché bandire dei finanziamenti e poi non farlo sapere ai diretti interessati? Questa è una domanda molto importante, che mi pongo senza alcun intento polemico ma che, se ricevesse una risposta esaustiva, potrebbe fare davvero la differenza tra un Paese che arranca e uno che accetta e vince le sfide imposte da un mondo sempre più globalizzato e in difficoltà.
FONTE :
ALESSANDRO MAOLA COMUNICAZIONE