Lettera aperta della famiglia Tenco a Mogol
Egregio Giulio Rapetti (Mogol),
facendo seguito alle Sue recenti dichiarazioni riportate dalla stampa, La invitiamo a non divulgare notizie errate e fuorvianti che riguardano la vita di Luigi Tenco, cosa che già abbiamo avuto modo di scriverLe nel 2016 immediatamente dopo la trasmissione televisiva “Viva Mogol” a Lei dedicata da Giletti e nella quale era ospite anche Gino Paoli che cercava di correggere le Sue affermazioni fantasiose.
Se Lei fosse stato realmente amico di Luigi, o se avesse anche soltanto ascoltato le parole di Paoli, non avrebbe raccontato tali fantasie ma avrebbe saputo che Luigi era l’esatto contrario del ragazzo triste e solo che Lei dipinge!
Contrariamente alle Sue dichiarazioni, relative al fatto che Lei cercò di convincere Luigi a non andare al Festival di Sanremo, dobbiamo invece ricordarLe che fu proprio Lei una delle prime persone che già negli anni precedenti gli aveva scritto per tentare di convincerlo a prenderne parte. A meno che, stando ad altre Sue dichiarazioni secondo le quali Lei non avrebbe aderito alla manifestazione sanremese proprio per convincere Luigi a non andarci, in realtà Lei intendesse dire che non gradiva che Luigi Tenco partecipasse a quel Festival del 1967 con la canzone “Ciao amore, ciao” poiché Lei gareggiava con altre canzoni tra cui “La rivoluzione” (citata nel biglietto di denuncia scritto da Luigi pochi minuti prima di perdere la vita) e sul cui retro del disco 45 giri vi era incisa la canzone intitolata “Ciao ragazza ciao”.
Parlando di cultura non soltanto musicale, Le ricordiamo che il Club Tenco, che per Sua ammissione ha sempre snobbato, fu fondato da una persona davvero perbene che amava dare un palcoscenico, a costo zero, ai giovani talenti della canzone d’autore italiana che non trovavano spazio nelle industrie discografiche dell’epoca: quell’uomo perbene, Amilcare Rambaldi, Lei lo ha malamente menzionato definendolo semplicemente un fiorista.
Al tempo stesso Le ricordiamo che l’attuale Direttivo del Club Tenco, da noi eredi di Luigi Tenco disconosciuto già da due anni per certe condotte contrarie agli scopi originari per cui concedemmo l’uso del nome “Club Tenco”, ha avuto il barbaro coraggio di “ripescare” anche la Sua figura riportando alla memoria quel discutibile “ripescaggio” della commissione artistica del Festival di Sanremo del 1967 che, per l’appunto, “ripescò” la Sua canzone sopra citata per portarla alla finale di quella gara canora.
Pertanto il Premio assegnatoLe recentemente da questo Club, ormai corto di memoria ed incapace di difendere la memoria del Cantautore Tenco a cui dovrebbe ispirarsi e persino del suo padre fondatore Rambaldi, ci appare più come una strategia di poca lungimiranza anziché come il riconoscimento di un vero merito artistico. Tanto più che vi è l’evidente e grave conflitto d’interessi del Suo ruolo di Presidente della SIAE che ha finanziato questo stesso Club Tenco, che poi l’ha premiata.
Famiglia Tenco
Ufficio stampa:
Michele Piacentini
lesartistes.it