Arte

VENEZIA 09.05: TE VEO, ME VEO – Lidia Leon

“Scoprire la correlazione tra scienza, natura e spiritualità, rivelando il legame tra l’intangibile e il visibile. Il mio lavoro ribadisce la consapevolezza di sentirmi un riflesso di una realtà collettiva più ampia rispetto alla personale realtà individuale, rivela che tutti siamo interconnessi come gocce dello stesso oceano e mi incoraggia a scoprire cosa c’è al di là di un semplice sguardo.” Lidia León

Venezia, vetrina internazionale per l’arte contemporanea è già in fermento per l’avvicinarsi della 58° edizione di Biennale Arte, ma la stagione espositiva veneziana è arricchita ulteriormente da un firmamento di mostre in locations in sé già attrattive.
La Fondazione LiLeón e l’Ambasciata Italiana a Santo Domingo presentano TE VEO, ME VEO, la mostra di Lidia León, artista della Repubblica Dominicana, che si terrà nella Chiesa palladiana di Santa Maria della Presentazione, meglio conosciuta come delle Zitelle, con la curatela di Roberta Semeraro e Iris Peynado.
Lidia León attraverso la sua pratica artistica riflette su temi di natura sociale ed esistenziale, come l’intolleranza e le carenze culturali, servendosi del suo talento e della sua creatività mira ad incoraggiare in particolare le giovani generazioni a un pensiero critico e all’integrazione.
“Te veo, Me veo” che dà il titolo alla mostra, è un’opera fortemente interattiva che in un’altalena allegorica di rimandi storici e filosofici invita il visitatore a riconoscersi nell’Altro.
A reciproco complemento con “Te veo, Me veo”, l’allestimento della mostra prevede la serie di opere “Wabi Sabi” ispirata alla percezione estetica giapponese così denominata, che celebra la bellezza insita nella transitorietà e nell’imperfezione, concezione ripresa anche dall’architetto Tadao Ando ed esplorata dal lavoro di Lidia Leon.
La serie di opere “Wabi Sabi” invita lo spettatore a guardare oltre l’apparenza, ad accettare e rispettare i processi naturali di trasformazione della materia, per raggiungere una completa consapevolezza di noi stessi e della sostanza effimera e caduca di cui siamo fatti e di cui è fatto il mondo.
L’allestimento è stato pensato con uno schema circolare per riprendere la cupola del Palladio, nel quale l’opera specchiante centrale (Te Veo, Me Veo), dialoga con quelle laterali (Wabi Sabi) in un gioco continuo di rimandi. L’allestimento si integrerà perfettamente nello spazio sacro rispettando le sue caratteristiche storiche e architettoniche, e non incidendo minimamente sulle pareti della chiesa. L’impressione che s’intende dare al visitatore, è che l’artista Lidia León abbia sentito un forte senso di appartenenza verso lo spazio, per il quale ha scelto e realizzato le opere site specific.

“Molte delle mie proposte – dice Lidia León – promuovono l’inclusione sociale attraverso il gioco, rilasciando tensioni, stimolando l’immaginazione. Invitare il pubblico ad interagire con i miei lavori, alimenta quel bisogno sociale degli umani, promuove uno spazio di rispetto per le nostre differenze, contrastando così le discriminazioni di ogni tipo.”
Per questi valori sostenuti nelle opere concettuali dell’Artista, l’Associazione culturale RO.SA.M. attiva nei progetti di sostenibilità legati alla cultura in generale e in particolare ai linguaggi artistici contemporanei, ha accolto con entusiasmo l’invito ad organizzare la prima mostra in Europa di Lidia León ottenendo il supporto e patrocinio dall’Ambasciata italiana di Santo Domingo in occasione delle celebrazioni dei 120 anni delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Repubblica Dominicana.
“Italia e Repubblica Dominicana – ha dichiarato Andrea Canepari, Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Dominicana- condividono una storia profonda basata sulla cultura. È un dialogo fecondo che si rinnova come dimostra l’importante presenza dell’artista Lidia León a Venezia in concomitanza con la 58° Biennale d’Arte contemporanea. È un’artista di rilievo e con un grande contenuto ideale ed etico nelle sue opere, per questo vedere le sue creazioni a Venezia è un’ispirazione per creare nuovi ponti vivi tra i nostri due Paesi. ”
“Quando sono entrata a far parte dell’Associazione culturale RO.SA.M. – afferma Iris Peynado – oltre ad aver approfondito la mia conoscenza di Venezia, città della quale mi sono profondamente innamorata, è stato anche perché avevo a cuore il mio Paese ed ero fortemente convinta che prima o poi, sarebbe capitata l’occasione di proporre all’associazione, un progetto culturale di valorizzazione e promozione dell’arte dominicana. L’estate scorsa ho focalizzato la mia attenzione sul lavoro di Lidia León che era stata invitata ad esporre a Firenze. Ed è così che ho sottoposto agli associati ed in particolare alla curatrice Roberta Semeraro, l’idea di organizzare una sua mostra a Venezia.”
“Nei panorami che si trovano nei luoghi in cui l’artista ha vissuto, ho ritrovato i segni di quella intramontabile bellezza che è più vera e più democratica perché più vicina a tutti, di cui parla Lidia e che ci invita a riscoprire e a riapprezzare.” – afferma la curatrice Roberta Semeraro – “Sembra infatti che l’artista dominicano senta un dovere imprescindibile verso la sua società, cercando di restituire al pubblico il suo innato talento e la sua creatività. Le opere di León non solo riflettono la bellezza della sua terra e la vitalità della sua gente, ma anche i profondi valori di questa splendida civiltà composta da genti venute nel tempo, da tutte le parti del mondo.”

INTEGRAZIONE DEL TESTO CURATORIALE DI ROBERTA SEMERARO

Partendo dall’aforismo greco “Conosci te stesso” e dal pensiero di Immanuel Kant, nella critica della ragione pratica quando afferma: “Agisci in modo da trattare sempre l’umanità, così nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre come un fine, e mai come un mezzo” la mostra personale di Lidia León, si può ritenere una riflessione tout court attorno alla nostra società contemporanea. Nell’installazione interattiva “Te veo, Me veo” che dà il titolo alla mostra, con un’altalena allegorica di rimandi e spunti storici (a partire dalla forma cosmica dell’uovo), León invita il visitatore a riconoscersi negli altri oltre che a ritrovare la sua profonda identità nell’immagine riflessa dallo specchio. Riconoscersi negli altri, sottolinea l’artista, è un comportamento fondamentalmente etico che permette di raggiungere una sana ed equilibrata visione del prossimo, superando le discriminazioni di ogni genere e sorta. Oltre a riconoscersi negli altri è importante cercare e trovare la bellezza nella semplicità delle cose e in particolare nel corso naturale degli eventi, accettando il ciclico divenire del mondo. Non a caso León che si è formata negli studi di architettura, cita un pensiero dell’architetto giapponese Tadao Ando (conosciuto a Venezia soprattutto per il suo felice intervento di restauro di Punta La Dogana, uno dei luoghi emblematici della città!) che dice: “WABI SABI è l’arte giapponese di cercare la bellezza nell’imperfezione e profondità della natura, accettando il ciclo naturale della crescita, del deperimento e della morte. È semplice, lento e ordinato. È soprattutto autenticità” La serie di opere “Wabi Sabi” a partire dal 2016, richiama lo spettatore ad essere vigile, a guardare oltre l’apparenza, e a scoprire la bellezza di tutti i giorni di cui tutti facciamo parte. Accettare e rispettare i processi naturali di decomposizione e trasformazione della materia, è importante per raggiungere una completa consapevolezza di noi stessi e della sostanza effimera e caduca di cui siamo fatti e
di cui è fatto il mondo. Con queste opere, l’artista propone una visione estetica basata su tre semplici verità; nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto. “Wabi” identifica la semplicità rustica, la freschezza o il silenzio può essere applicato a oggetti artificiali o naturali. Può anche riferirsi alle imperfezioni che rendono le cose davvero uniche. Mentre “Sabi” è la bellezza e la serenità che accompagnano l’avanzare dell’età, quando le cose si usurano e il tempo diventa visibile nei segni. Entrambe le parole esprimono concetti di trascendenza e di grande spiritualità. La chiesa palladiana delle Zitelle dalle forme classicheggianti, diventerà il luogo ideale per accogliere il 9 maggio 2019 in occasione della Biennale, l’arte di Lidia León e il suo sincero messaggio di conforto e speranza, ad un mondo che sta cambiando e che sta andando in diverse direzioni ancora per noi sconosciute.

LA LOCATION, MERAVIGLIOSA FONTE D’ISPIRAZIONE
Chiesa di Santa Maria Della Presentazione (Zitelle) La Chiesa delle Zitelle fu realizzata su progetto di Andrea Palladio e, ubicata nell’Isola della Giudecca, gode di una delle più belle e privilegiate viste su Piazza San Marco. È collegata al pio luogo delle Zitelle, fondato a metà del 1500, destinato all’educazione di giovani donne povere ma molto belle per le quali la propria avvenenza poteva essere motivo di perdizione e di avvio prostituzione. L’architettura si rifà alla forma del tempio votivo a pianta centrale, trasformato in fase di costruzione per rispondere all’esigenza di inglobare la chiesa entro le ali dell’ospizio. Ciò che possiamo vedere oggi è una facciata a tempio sormontata da una grande cupola affiancata da due campaniletti: la parte inferiore della facciata si apre su due piccole finestre, mentre in quello superiore è movimentata dall’apertura dell’ampia finestra termale a semicerchio. La Chiesa fa parte del patrimionio monumentale e culturale dell’I.R.E. Venezia.

La Giudecca: vedere Venezia dall’acqua significa comprenderne la vera bellezza Uscendo dalla Chiesa delle Zitelle ci si trova di fronte ad una delle viste più incredibili e di una bellezza stravolgente al Mondo. Lo spettatore attento potrà intuire il rapporto indissolubile fra la Città e la sua laguna. Siamo esattamente difronte all’Area Marciana e alle sue meraviglie architettoniche, Palazzo Ducale in primis, nella poetica Isola della Giudecca e accolti all’interno del cosiddetto “Triangolo del Palladio”: a sinistra la Chiesa del Redentore fatta erigere dal Senato della Repubblica come tempio votivo al Cristo Redentore per la fine dell’epidemia di Peste che colpì Venezia nell’estate del 1575. Ancor oggi nel giorno del SS. Redentore si celebra la ricorrenza: la Chiesa è la stazione finale della solenne processione, Venezia e la Giudecca vengono unite con un ponte di barche. La vigilia della festività, fortemente sentita dai veneziani, si celebra con caratteristiche tavolate lungo la Fondamenta per ammirare lo spettacolo pirotecnico, degustando i piatti tipici della festività. A destra, divisa da un piccolo canale, l’isola di San Giorgio Maggiore, con l’omonima Chiesa una delle principali opere di Andrea Palladio anche se l’edificio, iniziato nel 1566, venne terminato abbondantemente dopo la morte del maestro. Alle nostre spalle gli echi di un evento che lascia qualcosa di nuovo, contemporaneo anzi … d’antico. IRE, Fondazione Venezia Servizi e Gioielli Nascosti di Venezia L’I.R.E acronimo per “Istituzioni di Ricovero e di Educazione” è un Ente pubblico che, nella città di Venezia, offre servizi di assistenza ad anziani, minori, giovani adulti, persone e famiglie in difficoltà. L’Istituto, inoltre, amministra, tutela il patrimonio immobiliare, artistico e archivistico proveniente dalle antiche istituzioni dalle quali esso ha avuto origine e che ha acquisito nei secoli che è distribuito su tutto il territorio veneziano. La Fondazione Venezia Servizi alla Persona attraverso il progetto “Gioielli Nascosti di Venezia” promuove fattivamente una completa gamma di azioni di sistema per consentire attività di valorizzazione e di promozione di cinque “complessi monumentali” oltre alle collezioni d’arte comprendenti dipinti, sculture, fotografie, merletti e arredi di proprietà di I.R.E. Venezia assieme a un piano di comunicazione nazionale e internazionale.

BIOGRAFIE

Lidia León Cabral – Artista www.liLeon.net Nata a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana nel 1962. Ha conseguito la laurea in architettura all’Universidad Nacional Pedro Henríquez Ureña [UNPHU] a Santo Domingo. Come artista, è conosciuta principalmente per le sue installazioni. Alcuni eventi in cui Lidia ha presentato i suoi lavori sono:

• 27a Bienal Nacional de Artes Visuales in Santo Domingo, R.D. • Bienal de Dibujo de Santo Domingo, R.D. • 28 Bienal Nacional de Artes Visuales de Santo Domingo, R.D. • Photo Imagen 2014 in Santo Domingo, R.D. • Miami Mix and Wynwood Warehouse Project in Miami, Florida • Centro Cardiovascular CEDIMAT in Santo Domingo R.D. • Centro Cultural Perelló in Baní, Barahona, R.D. • Centro Cultural E. León Jimenes, Santiago, R.D. • Instituto Superior de Estudios Educativos Pedro Poveda (ISESP) in Santo Domingo, R.D. • Casa de Arte Sosúa en Sosua, R.D. • Museo Sacro de La Vega, en La Vega, R.D. • Universidad Nacional Pedro Henríquez Ureña (UNPHU) in Santo Domingo, R.D. • Quinta Dominica in Santo Domingo, R.D.

Continua a collaborare con il Centro León, la Fundación E. León Jimenes e altre istituzioni culturali nella Repubblica Dominicana. Continua ad esplorare con i suoi lavori la filosofia Wabi Sabi, l’arte di riscoprire l’autenticità osservando per prima cosa da vicino I cicli della natura con spirito, meraviglia e gratitudine. La necessità di espandere I propri orizzonti e condividere il proprio lavoro con altre culture, ha portato Lidia a passare la maggior parte dell’anno in Canada.

Roberta Semeraro – Curatrice È storica dell’arte, narratrice, curatrice e critica d’arte contemporanea. Laureata in lettere con Magna cum laude, con indirizzo in storia dell’arte contemporanea, presso l’Università la Sapienza di Roma,. nel 2001 intraprende i suoi studi sulla sesta arte partendo dalle teorie di Walter Benjamin. Fonda l’Associazione Culturale La Sesta Arte di cui sarà presidente sino al novembre 2010, con lo scopo da una parte di divulgare l’arte digitale attraverso mostre e pubblicazioni e dall’altra di promuovere il Patrimonio Artistico d’Italia con la realizzazione di documentari e video d’arte. Dal 2005 al 2008 collabora come ideatrice e sceneggiatrice alla realizzazione di una serie di documentari dedicati all’archeologia e ai beni storico artistici con il Ministero per i Beni Culturali, le Soprintendenze Archeologiche, i Musei Capitolini. Nell’autunno-inverno del 2008 cura la mostra monografica di Marco Agostinelli a Palazzo Zenobio che vede coinvolti il Comune di Venezia, la Provincia di Venezia e la Regione Veneto. Dal 2009 collabora costantemente come curatrice di mostre con la città di Venezia. Nel 2010 fonda l’Associazione Culturale veneziana (Palazzo Zenobio / RO.SA.M.) di cui diviene presidente qualche anno dopo e presenta al Comune dell’Aquila il progetto di scultura ambientale “Nove artisti per la ricostruzione”. Tra il 2014 e 2015 cura (insieme alla Sovrintendenza di Roma, al Comune di Roma, alla Fondazione Roma Arte-Musei e all’Ambasciata degli Stati Uniti d’America) la mostra di scultura ambientale dell’artista Beverly Pepper al Museo dell’Ara Pacis. Da dicembre 2016 a febbraio 2017 cura la mostra “Mare Internum, the table of Silence” di Rossella Vasta al Museo dell’Ara Pacis di Roma con il patrocinio dei Comuni di Lampedusa e Palmanova, dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Contemporaneamente cura la mostra di fotografia “Evaporations” al museo di Palazzo Cipolla a Roma per la Fondazione Arte-Musei in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America. Sempre nello stesso anno entra a far parte del comitato scientifico del premio “La Calcina-John Ruskin, scrivere di architettura”. Nel 2018 collabora con Emergency per la donazione e installazione permanente nella sede di Venezia dell’opera dedicata agli immigrati e proveniente dal Museo dell’Ara Pacis. A settembre dello stesso anno pubblica con la casa editrice Progedit il libro “Ricostruire con l’arte” che presenta il 22 settembre a Palazzo dell’Emiciclo del Consiglio Regionale d’Abruzzo e il 17 novembre all’Ateneo Veneto. Sempre il 22 settembre ha curato e organizzato l’evento di inaugurazione dell’amphisculpture di Parco del Sole all’Aquila in collaborazione con il Comune dell’Aquila e la Fondazione CARISPAQ. Dal 1991 ad oggi ha scritto nei cataloghi e curato mostre per numerosi artisti in diversi spazi espositivi e delle sue attività hanno parlato quotidiani e mass media.

Iris Margarita Peynado – Co-curatrice Nata a Santo Domingo, Repubblica Dominicana, Iris Peynado ha frequentato il prestigioso Colegio Santa Teresita. All’età di 14 anni si unì alla compagnia teatrale Teatro Estudiantil, dove fece la sua prima apparizione sul palco. A diciotto anni si trasferisce a Londra per studiare teatro. Arrivata a Roma, nel 1982 inizò la sua carriera di successo lavorando con diversi registi e produttori di cinema e televisione. Ha fatto parte di film iconici come Non ci resta che piangere di Roberto Benigni e Massimo Troisi e programmi televisivi come il Festival di Sanremo. Iris ha trascorso gran parte della sua vita tra Roma, Los Angeles e New York. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per la sua carriera. Nel 2017 è stata
nominata miglior attrice per il più prestigiosio premio artistico dominicano “Soberano” e ha vinto come miglior attrice comica all’IRIS Dominicana Movie Awards. Accanto alla sua carriera di attrice, già dagli anni 90 è stata promotrice di attività culturali e sociali, contribuendo in modo determinante all’organizzazione di importanti eventi per la promozione dell’arte e della cultura della Repubblica Dominicana a Roma presso sedi prestigiose come il Museo dell’Ara Pacis, Expo 2015, solo per citarne alcuni. Da 2016 è vice Presidente dell’Associazione Culturale veneziana RO.SA.M. e si è occupata attivamente dell’organizzazione della promozione, di eventi come la mostra “Mare Internum, the table of Silence” di Rossella Vasta al Museo dell’Ara Pacis di Roma, nel 2017, con il patrocinio dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali , la mostra di fotografia “Evaporations” al museo di Palazzo Cipolla a Roma, o nel 2018 l’evento di inaugurazione dell’amphisculpture di Parco del Sole all’Aquila in collaborazione con il Comune dell’Aquila e la Fondazione CARISPAQ.